Il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, lo scorso 17 novembre ha iscritto la Dieta Mediterranea nella prestigiosa lista dei patrimoni dell'umanità.
Questo è finalmente l'esito di un iter molto lungo, iniziato molti anni fa.
La parola Dieta, significa letteralmente dalla sua radice greca Stile di Vita. È cioè l'insieme di tutti quei modi di vivere, pensare, socializzare che hanno fatto sì che i popoli che vivono intorno al Mediterraneo abbiano prodotto un ambiente eccellente di vita ed una cultura, che ha come fulcro sociale ma anche mitologico e religioso, il cibo, la sua produzione ed il suo consumo sociale.
Dobbiamo però ricordare, e so di dire qui qualche cosa che deluderà certamente gli Italiani, che questo stile di vita e questa cultura, benché fortemente sostenuta presso l'UNESCO dall'Italia, non è proprietà italiana e nemmeno è espressa soltanto dall'Italia ma da tutti i popoli che vivono intorno al Mediterraneo.
E' un a cultura che integra indissolubilmente il territorio, i popoli e la tavola ed include un panorama vastissimo di abitudini, modi di pensiero, occupazioni, produzioni, vegetazioni e trasformazioni dei vegetali ed anche allevamenti e modi anche ancestrali di preparazione e di procacciamento e consumo del cibo. Un modello che nella tradizione popolare e famigliare è rimasto costante e che oggi è stato anche esportato.
Dal punto di vista degli elementi è molto vario ma in realtà molto sobrio perché nella sua realtà intima è basato sempre sulle produzioni locali e sull'auto produzione familiare, quando è possibile.
E' uno schema, tuttavia, composto da elementi che provengono da origini diverse, spesso anche lontane dai territori mediterranei. Alla sua composizione tutti i popoli arrivati sulle rive del mediterraneo hanno contribuito a pari merito.
Fanno parte del 'sistema' alcune parti ben visibili e materialissime, che sono ad esempio gli ingredienti base dei cibi, ma c'è poi una grande e molto consistente area del tutto immateriale costituita dai costumi sociali, dai riti delle comunità mediterranee nel rapporto con il divino e dalle abitudini di condivisione.
Sulla base di questo sistema è nato un estesissimo insieme di conoscenze, sono nati schemi di pensiero, filosofie, ma anche leggende, canzoni musiche e danze.
Il sito dell'Unesco riporta che "La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo" e nomina alcune regioni dove tutto ciò è ancora ben visibile (le zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco) e mi piacerebbe molto aggiungere via via altri riferimenti geografici che esistono e che oggi vanno protetti o addirittura salvati.
Si magnifica inoltre il ruolo importante delle donne mediterranee nella trasmissione delle competenze, così come della conoscenza di riti, gesti tradizionali e celebrazioni e nella salvaguardia delle tecniche.
Un ruolo che, ahimè, talvolta oggi mi sembra in pericolo e come minimo nel dimenticatoio.
Salvarlo, amplificarlo e trasmetterlo è importantissimo!
Non significa ridurre le donne ad un contesto inferiore e solo alla cucina, togliendoci la possibilità di esprimere i nostri valori in perfetta parità con il mondo maschile, significa invece proprio il contrario: capire che nelle occupazioni quotidiane ce ne sono alcune che hanno radici antiche da portare sempre avanti e che siamo noi donne il fulcro di questa eccellente civiltà.
Perciò, cerchiamo di conservarla!
Questo è finalmente l'esito di un iter molto lungo, iniziato molti anni fa.
La parola Dieta, significa letteralmente dalla sua radice greca Stile di Vita. È cioè l'insieme di tutti quei modi di vivere, pensare, socializzare che hanno fatto sì che i popoli che vivono intorno al Mediterraneo abbiano prodotto un ambiente eccellente di vita ed una cultura, che ha come fulcro sociale ma anche mitologico e religioso, il cibo, la sua produzione ed il suo consumo sociale.
Dobbiamo però ricordare, e so di dire qui qualche cosa che deluderà certamente gli Italiani, che questo stile di vita e questa cultura, benché fortemente sostenuta presso l'UNESCO dall'Italia, non è proprietà italiana e nemmeno è espressa soltanto dall'Italia ma da tutti i popoli che vivono intorno al Mediterraneo.
E' un a cultura che integra indissolubilmente il territorio, i popoli e la tavola ed include un panorama vastissimo di abitudini, modi di pensiero, occupazioni, produzioni, vegetazioni e trasformazioni dei vegetali ed anche allevamenti e modi anche ancestrali di preparazione e di procacciamento e consumo del cibo. Un modello che nella tradizione popolare e famigliare è rimasto costante e che oggi è stato anche esportato.
Dal punto di vista degli elementi è molto vario ma in realtà molto sobrio perché nella sua realtà intima è basato sempre sulle produzioni locali e sull'auto produzione familiare, quando è possibile.
E' uno schema, tuttavia, composto da elementi che provengono da origini diverse, spesso anche lontane dai territori mediterranei. Alla sua composizione tutti i popoli arrivati sulle rive del mediterraneo hanno contribuito a pari merito.
Fanno parte del 'sistema' alcune parti ben visibili e materialissime, che sono ad esempio gli ingredienti base dei cibi, ma c'è poi una grande e molto consistente area del tutto immateriale costituita dai costumi sociali, dai riti delle comunità mediterranee nel rapporto con il divino e dalle abitudini di condivisione.
Sulla base di questo sistema è nato un estesissimo insieme di conoscenze, sono nati schemi di pensiero, filosofie, ma anche leggende, canzoni musiche e danze.
Il sito dell'Unesco riporta che "La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo" e nomina alcune regioni dove tutto ciò è ancora ben visibile (le zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco) e mi piacerebbe molto aggiungere via via altri riferimenti geografici che esistono e che oggi vanno protetti o addirittura salvati.
Si magnifica inoltre il ruolo importante delle donne mediterranee nella trasmissione delle competenze, così come della conoscenza di riti, gesti tradizionali e celebrazioni e nella salvaguardia delle tecniche.
Un ruolo che, ahimè, talvolta oggi mi sembra in pericolo e come minimo nel dimenticatoio.
Salvarlo, amplificarlo e trasmetterlo è importantissimo!
Non significa ridurre le donne ad un contesto inferiore e solo alla cucina, togliendoci la possibilità di esprimere i nostri valori in perfetta parità con il mondo maschile, significa invece proprio il contrario: capire che nelle occupazioni quotidiane ce ne sono alcune che hanno radici antiche da portare sempre avanti e che siamo noi donne il fulcro di questa eccellente civiltà.
Perciò, cerchiamo di conservarla!
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